Servizio Ausiliario Femminile

S.A.F.

LE PRIME DONNE SOLDATO D’ITALIA
Il S.A.F. (Servizio Ausiliario Femminile) della X Flottiglia Mas completamente AUTONOMO dagli altri Reparti femminili della R.S.I.

Costituzione: Roma 1 marzo 1944
Scioglimento: Venezia 30 aprile 1945

Comandante: Fede Arnaud Pocek
Vice Comandante: Luciana Cera
Posta da Campo n. 859 e successivamente n. 853

Nelle Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana nacquero ed operarono due Servizi Ausiliari Femminili: quello organizzato dal Partito Fascista Repubblicano, e l’omologo, ma AUTONOMO, nato nella Decima Flottiglia MAS. Nelle settimane immediatamente seguite all’armistizio, furono numerosi i casi di donne che intrapresero attività legate al rinato partito fascista, oppure si presentarono volontarie per servire nelle prime spontanee formazioni militari di quella che sarebbe divenuta la Repubblica Sociale Italiana.

Solo una parte di loro riuscì a raggiungere tale scopo, ma il 18 aprile del 1944, col decreto legislativo n. 447, era costituito il Corpo Femminile Volontario per i Servizi Ausiliari, che per la prima e sinora unica volta nella storia d’Italia inquadrava delle donne con lo status militare, pur prevedendone un servizio non armato.
Alla fine del conflitto esso aveva raccolto oltre 5.000 appartenenti, distribuite operativamente fra l’Esercito, l’Aviazione, la Guardia Nazionale e le Brigate Nere. N’era rimasto totalmente autonomo un solo servizio ausiliario femminile: quello della Decima Flottiglia MAS.

Numerosi ruoli chiave nell’organizzazione furono invece sin dagli inizi ricoperti da donne, inquadrate come dipendenti civili. Figura determinante per la partecipazione militare femminile alle vicende della Decima fu una giovane donna: Fede Arnaud. Partito il battaglione Barbarigo per il fronte di Nettuno, Fede s’era recata a Roma, ed assieme ad alcune ragazze volontarie aveva cominciato a prestare assistenza ai feriti presso l’ospedale militare del Celio, ed a collaborare con il Comando Tappa della Decima. Il nucleo romano del SAF rimarrà nella capitale sino al 3 giugno 1944, quindi ripiegherà incolonnato coi feriti ed i resti del Barbarigo reduce dal fronte di Nettuno. Fede riuscì in breve a convincere Borghese sull’utilità della presenza femminile nella Decima, sia per il fine pratico di sgravare dei combattenti da mansioni burocratiche, sia per sollecitare una parità nei doveri e nei diritti sino allora negata. La consacrazione ufficiale del SAF Decima venne il primo marzo 1944, e la realizzazione pratica fu immediatamente conseguente. Il SAF Decima si organizzò su Comando, Comando Deposito, e Centro Scuola, con sede unificata a Grandola (Como), ed era direttamente dipendente dal Comando Decima. Una scelta fondamentale riguardò i criteri di selezione ed ammissione delle volontarie.. Il regolamento prevedeva i seguenti requisiti: moralità – volontariato – idoneità fisica – titolo di studio minimo licenza elementare – consenso dei genitori o di chi ne fa le veci per le minorenni, oppure consenso del marito per le coniugate.

Negli altri Servizi era previsto che le volontarie potessero ricoprire l’intera scala gerarchica, giungendo al grado di generale, ed invece il SAF Decima si organizzò su soli cinque gradi, individuati con finalità esclusivamente funzionali. Sotto il profilo organico, l’unità fondamentale del SAF Decima era il Nucleo; più nuclei formavano amministrativamente un reparto, e più reparti il gruppo. Nessuno dei compiti assegnati alle Volontarie prevedeva lo svolgimento di servizi armati o l’inserimento in ruoli combattenti.

La loro unica protezione era lo status di militari, riconosciuto dalle forze armate alleate, e che in numerosi casi non riuscì a salvarle dalle violenze degli ultimi giorni di guerra. Vi era infine l’aspetto politico. La Decima era una formazione militare, in cui ogni manifestazione politica, sino al fregiarsi di distintivi connessi al partito fascista, era vietata. Le volontarie vissero in tale spirito, anche se molte di loro erano di fede fascista. Il regolamento prevedeva che presso il Centro Scuola si svolgessero i corsi formativi e di specializzazione, della durata di tre mesi.

Come prima sede fu trovata una scuola elementare a Sulzano, un paesino sulle sponde del lago d’Iseo. Il 5 giugno 1944 prese così il via il primo corso, denominato “Nettuno”. Il 21 luglio il Corso si trasferì a Grandola, in provincia di Como, nei locali più idonei dell’Albergo Miravalle. Pochi giorni dopo, il mattino del 4 agosto, un gruppo d’allieve intente alla ginnastica fu attaccato da un gruppo di partigiani; quattro volontarie furono prese prigioniere.

Mentre si allontanavano, uno dei partigiani fece esplodere accidentalmente una bomba a mano, rimanendo gravemente ferito. Le quattro, due delle quali avevano riportato lesioni dall’esplosione, furono rilasciate. Il 15 agosto 1944 terminò il primo corso, superato da 36 allieve,da cui furono tratte sia le componenti del 1° Reparto SAF X, creato ufficialmente lo stesso 15 agosto 1944 ed avente sede a Milano, sia i quadri per la struttura didattica ed amministrativa dello stesso Servizio. Nelle principali città della RSI nacquero i suoi Centri d’arruolamento femminile, appoggiandosi a quelli maschili. L’8 settembre 1944 prese il via il secondo Corso SAF “Anzio”, sempre a Grandola. Lo frequentarono circa 60 volontarie, che giurarono il 28 ottobre successivo. Nel dicembre 1945 il terzo Corso SAF “Fiumicino” si avviò a Col di Luna, presso Vittorio Veneto. Il marzo successivo il Centro Scuola ancora una volta fu trasferito, stavolta a Venezia, ove iniziò il quarto corso, che, per il precipitare degli eventi ebbe termine il 30 aprile successivo. Complessivamente, i corsi formarono circa 200 volontarie; un numero ridotto in confronto a quello degli altri servizi, in cui servirono oltre 4.500 donne. Consapevoli di essere pari combattenti con i Marò della Xª MAS, le Ausiliarie DECIMA MAS subirono la prigionia nei campi P.O.W. – Prisoner of War. Nei giorni dell’odio e delle vendette del 25 aprile 45, in proporzione al numero degli effettivi degli altri Reparti Combattenti, furono quelle che hanno pagato il maggior contributo di sangue, subendo sevizie, torture e fucilazioni.

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