Le enclave d'assalto del reparto mezzi subacquei all'estero

Spionaggio e controspionaggio spesso si affiancano nelle vicende belliche.  E quanto si va a raccontare è una sorta di cappa e spada- ancorché subacquea: un racconto da romanzo giallo di alto livello e di grande patos.  Si annoverano queste note nel capitolo dei Reparti Navali della X Flottiglia Mas perché, di fatto, questi due “anomali” trampolini di lancio, queste spine nel fianco dei sassoni, basate fuori dai confini nazionali e site nelle prospicienze di Gibilterra, permisero alla Flottiglia di conseguire risultati ragguardevoli, senza che questi riuscirono mai ad identificarne l’ubicazione, per quanto si prodigassero in questo intento.

Con lo svolgimento delle prime azioni del Reparto, alcune di successo ma anche di battute d’arresto, la prima schiera d’incursori subacquei si era notevolmente assottigliata.  Alcuni di questi, infatti, vennero catturati mentre altri perirono nell’adempimento del loro dovere.  Ma nuove leve giunsero al Serchio, a Livorno e in quel del Balipedio Cottrau, rinvigorendo lo spirito di corpo e la determinazione, convinti più che mai della cogenza di arrecare danni significativi ai nemici: quindi nuove azioni vennero pianificate e, conseguentemente, condotte.

Si è già detto che uno dei più importanti teatri d’operazioni per la Decima fu Gibilterra, la munita piazzaforte inglese, la Rocca: un’enclave nemica all’interno del neutrale territorio spagnolo.  La fortezza, tra l’altro, dominava l’omonimo stretto che dava l’accesso, provenendo dall’Atlantico, al Mar Mediterraneo e viceversa.  Era inoltre un importante ricovero per i convogli alleati che là si rifugiavano prima di entrare nel Mare Nostrum sia per dar manforte a Malta, un’altra spina nel fianco italiano, o rifornire l’8° Armata britannica che combatteva contro gli italiani in Libia e contro il DAK, ovvero il Deutsches AfrikaKorps di Rommel.

La baia omonima, anche se per buona parte rientrava nelle prospicienze spagnole –denominata Baia di Algesiras dal nome della ridente cittadina portuale posta di fronte alla fortezza britannica- era però sotto stretto controllo inglese.  Se prima, grazie al glorioso sommergibile Scirè ed al suo intrepido Comandante, era stato possibile avvicinarsi col mezzo subacqueo alla rada nemica per poi rilasciare i maiali verso la Rocca, ora tale operazione era diventata non solo rischiosa ma praticamente impossibile, date le notevolissime difese poste in essere dai britannici.  In ogni modo, la lotta contro il naviglio militare e soprattutto quello mercantile doveva continuare a tutti i costi.

A tale scopo, verso la metà del ’42, venne inviato in Spagna per una ricognizione, Antonio Ramognino, un tecnico della società Piaggio incorporato nelle fila della Decima.   Lo scopo era quello di verificare possibili locazioni utili ad un uso occulto in favore degli incursori subacquei.   Il Com.te Ramognino aveva sposato una bella spagnola di nome Conchita e, con la scusa che la signora -per cause mediche- doveva albergare in una zona di mare, prese in affitto una villa nelle prospicenze del confine Spagna-Gibilterra, vicino alla cittadina di La Linea, in prossimità del mare: Villa Carmela.

La villa era costruzione abbastanza isolata, sul declino di un dolce rilievo.

Era una casa grande, spaziosa che, dalla sua posizione, dominava buona parte della baia e soprattutto la rada inglese, con il suo porto esterno dove gettavano l’ancora i bastimenti che, successivamente, si organizzavano in convogli protetti e scortati prima di entrare in Mediterraneo.

Fu questa la prima base di sabotaggio creata in terra spagnola, utilissima ai nuotatori Gamma che, dalla villa, accedevano al mare vicinissimi, come detto, all’ormeggio dei bastimenti alleati.

STV Agostino Straulino

Il comandante dei Gamma, che ruotavano all’interno della villa, fu l’allora STV Agostino Straulino, un asso mondiale e campione olimpionico della vela, nonché strepitoso Gamma.
I nuotatori subacquei non permanevamo mai a lungo in villa – specie dopo un’operazione e per ovvi motivi d’opportunità- ma, con diversi geniali espedienti, andavano e venivano dall’Italia via Madrid e Barcellona.

Inoltre, sempre grazie al buon Ramognino, venne segnalata a Supermarina la presenza nel porto di Algesiras di una pirocisterna italiana di quasi 5.000 tsl (una piro-cisterna è una petroliera che utilizza caldaie a vapore per sviluppare il proprio moto), internata dagli spagnoli al momento dell’entrata in guerra dell’Italia, in ossequio alle leggi internazionali, in ragione della neutralità che Madrid aveva dichiarato sin dal 1939: Nave Olterra.

Le petroliere, per caratteristiche costruttive, hanno uno sviluppo longitudinale molto elevato e quindi, su un’idea del TV Visintini, pilota di SLC, (e primo comandante della squadriglia dell’Orsa Maggiore che dalla Nave opererà) e di Ramognino, si decise di creare, al suo interno occultamente, nel serbatoio di prua -lontana dal presidio spagnolo che soggiornava vicino al castello di poppa- una officina per SLC.

Una base di lavoro che però necessitava di uno sbocco a mare.   Venne quindi ricavata una botola segreta, posta sotto il livello di galleggiamento della cisterna, che permettesse la fuoriuscita ed il rientro notturno dei maiali, senza che nessuno vedesse nulla (visibile nella foto seguente).

Si riuscì nell’intento e da nave Olterra, l’Orsa Maggiore compì letali missioni che portarono all’affondamento di diverse decine di migliaia di tonnellate di naviglio nemico.   Al pari, anche i Gamma di Villa Carmela raccolsero i frutti di tanto ardimento mettendo  a segno numerose azioni subacquee con l’affondamento di diversi mercantili nemici.

La cosa più bella, però, fu che gli inglesi non riuscirono mai a capire da dove partissero questi attacchi e seppero dell’esistenza di Villa Carmela e di nave Olterra nella loro “dimensione marziale” solo dopo l’armistizio, quando Roma rivelò agli ex nemici le arcane, se si vuole semplici ma efficaci, predisposizioni site praticamente sotto i loro occhi: il consolato britannico ad Algesiras era collocato sul lungomare, in un Hotel, di fronte al molo che ospitava la nave “delle beffe”.   Un’ultima nota: al termine delle ostilità Nave Olterra venne riarmata, ripristinata nelle sue primigenie funzioni e battendo, come sempre, bandiera italiana, proseguì brillantemente il proprio servizio, per tre lustri, quando fu definitivamente posta in disarmo e smantellata, in quel di Vado Ligure –Savona- nel 1961, dopo quasi cinquant’anni di onorato servizio.

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