Battaglione Freccia

Deliberato di toccare il segno

Agli ordini:
Capitano Bruno Bellipanni (aprile – settembre 1944)
Tenente Ferruccio Buonaprole (settembre – dicembre 1944)
Maggiore Filippo di Bernardo Amato (dicembre 1944 – aprile 1945)

Costituito nel marzo 1944 a La Spezia su 3 compagnie.
Inquadrato nella “Divisione Xa” in Piemonte e nel Veneto ove la sua compagnia svolse compiti differenti tra il goriziano e le retrovie del Fronte sud.

Due compagnie erano a Thiene il 25 aprile 1945 e il Btg. si sciolse in zona a fine mese.
La formazione del Btg. Freccia inizia a La Spezia nella prima decade di Marzo, quando ci fu la necessità di inquadrare i vari battaglioni di fanteria di marina, in una grande unità operativa.
Il Freccia è costituito nella caserma Valcancino d’Ivrea, ed è posto agli ordini del capitano del Genio Navale Bruno Bellipanni.
Il Freccia non era solo un reparto di collegamenti ma come tutti i btg. del genio divisionali, doveva, per necessità logistiche, comprendere nel suo organico tutte le specialità dell’arma (R.T., telegrafisiti, artiglieri, minatori ecc ecc).
Il Freccia era diviso su due compagnie: la prima era composta da da radiofonisti, radiotelegrafisti e telefonisiti (al comando del tenente Mario Ferrucci veterano del fronte Greco Albanese).
La seconda era composta da pionieri-guastatori, artieri e artificieri (al comando il sottotenente Romeo Mezzani veterano del fronte russo.)

A fine maggio del 1944 l’equipaggiamento era così composto:
4 mitra Mab 38A e 6 moschetti 91/38 per ogni squadra di 10 uomini
1 fucile mitragliatore Breda 30 per plotone
2 mitragliatrici Breda 37
3 mitragliatori Breda 30 (in riserva al comando battaglione)
pistola e mitra per ogni ufficiale
pugnale per tutti
Apparati radio: quattro R3, centralini telefonici e da campo.

Trasferimento in Piemonte

In aprile il Freccia è trasferito ad Ivrea: qui il battaglione ebbe maggiori possibilità di istruire i giovani marò nelle varie specialità e inoltre tutto il battaglione venne addestrato al combattimento come qualsiasi altro reparto di fanteria di marina.
Dopo il vile attentato che costò la vita a Bardelli (vedi storia del btg. Barbarigo peri dettagli), il 30 giugno arriva l’ordine per tutti i reparti del Freccia di muoversi verso è per dare supporto agli altri reparti impegnati in quella zona (azioni di contro guerriglia).
A Ivrea rimarrà solo l’ufficio amministrativo, il reparto comando, la restante aliquota della prima compagnia, tre ufficiali e gli istruttori capi Rt.
In questa occasione fu composto un reparto misto (3/4 della prima compagnia e da tutta la seconda con comando in mano al tenente Buonaprole).
Il 31 la compagnia era giunta a Cuorgnè con un’unica autocolonna con il Btg. Fulmine (che poi proseguì per Ponte Canavese).
Tra i vari impegni del Freccia durante questo periodo oltre che a fornire il supporto logistico necessario, fu anche impegnato nella costruzione di un ponte per il transito dei mezzi leggeri sul torrenete Gallenca (vicino a Cuorgnè).
Il reparto fu spezzettato tra vari plotoni già sul campo e tra l’altro partecipò al combattimento di Ceresole Reale dove verrà ferito Pavolini (e subirà anche le prime perdite).
Nel mese di ottobre tutto il btg. di trasferì dal Piemonte al Veneto (con sede a Conegliano), dove ebbe modo di riorganizzarsi.
Il comando fu affidato al ten. Buonaprole (visto il ricovero del capitano Bellipanni).

In Veneto

A fine novembre, la Decima fu impegnata in una operazione ad ampio raggio a sud della Carnia, con lo scopo di disperdere alcune formazione garibaldine (formazioni comuniste), che insieme ad altre osovane controllavano le zone dell’alto Tagliamento.

I battaglioni impegnati erano:
il Valanga, il Fulmine, e una parte del Barbarigo, con l’appoggio del San Giorgio (artiglieria).
Il Freccia dopo aver stabilito il proprio comando operativo a Maniago impegnò la prima e metà della seconda compagnia, con compiti di supporto e collegamento con altri battaglioni (in queste azioni fu scoperto e distrutto un campo di aviazione in località Pradileva).
In una settimana la zona fu bonificata e il battaglione ritornò a Conegliano.

Iniziò poi la riorganizzazione dell’organico per due importanti esigenze operative:
Il dispiegamento della Divisione Decima a Gorizia (con una parte del Freccia sotto il comando del magg. Di Bernardo).
Il trasferimento del Btg. Lupo e del Colleoni (artiglieria), e una parte del Freccia (al comando del ten. Buonaprole) sul fronte del Senio.
Il grosso del Freccia prese parte a tutte le operazioni di guerra che il secondo gruppo di Combattimento della Decima sostenne contro gli slavi del IX° Korpus.
La base operativa con altri reparti fu a Salcano e da lì prestò diercsri servizi: supporto radio con i comandi operativi dei vari battaglioni: a Tarnova con il San Giorgio e poi con il Valanga, e in gennaio il Fulmine.
Al Barbarigo (20-21 gennaio ’45) fornì comunicazioni a Chiapovano, a Gargaro e sul monte San Gabriele. Volendo tirare le somme per quanto riguarda l’impiego di Fulmine possiamo dire che durante l’intero ciclo di operazioni il Btg fornì il supporto logistico inteso come trasporto di munizioni, rifornimenti e tutto l’occorrente per la buona riuscita delle operazioni.
Nei primi giorni di febbraio giunse l’ordine al Btg. di muoversi a Thiene.
Verso la fine di marzo il Brg. inviò altri uomini per ingrandire l’organico della Divisione Decima.
Il 30 giugno arrivò a Schio, passando per Marostica, una formazione (Fulmine e altri reparti del secondo gruppo di combattimento Decima) con alla testa il comandante Scarelli.
Qui visto che non era possibile una azione difensiva, fu stipulato un preliminare di resa, con la concessione dell’onore delle armi.
La resa fu accettata e firmata a Vicenza dal comandante Sestini e da un ufficiale americano.
Il 1 maggio ’45 il Freccia, il Sagittario e quello che rimaneva del Fulmine furono condotti al campo di concentramento di Rossore (poi Coltano). Invece il gruppo destinato al fronte sud si riorganizzò prima a Conegliano nella stessa caserma del Colleoni (a cui era aggregato), e poi a Bassano del Grappa (al comando del tenente Buonaprole).
Tra il 9 e il 10 marzo 1945 il gruppo arrivò a Santa Maria di Fabriago (con il tragitto Bassano del Grappa, Vicenza, Padova e Rovigo. Superò il Po, fece tappa a Conselice).
Qui si stabilì il comando, il servizio di maggiorità e i depositi.
Il Colleoni (tre batterie) nel mentre si dislocò a metà strada tra il fiume e la base appena costituita nella direzione Cà del Senio. I genieri del Freccia assicurarono i collegamenti tra i vari reparti (30 km di filo approntati in due giorni).
Il 9 aprile iniziò l’offensiva alleata con un bombardamento terrestre. Nella notte giunse l’ordine di ripiegamento oltre il Santerno al Colleoni e al Freccia.
Nel viaggio di ritorno (con meta finale le valli di Comacchio), ci fu il ricongiungimento con un’altra parte del Btg. Freccia aggregato al Barbarigo. Giunti poi nella sezione di San Giuseppe il Colleoni mise i pezzi in linea e il Freccia nel giro di due sole ore aveva collegato con apparati radio le varie compagnie con l’osservatorio avanzato e il comando degli NP a Comacchio.
La 56a Divisione Inglese fece un attacco in grande stile: da terra per tentare di gettare i ponti sul canale e dal mare con mezzi anfibi a nord di San Giuseppe.
L’azione fu respinta grazie agli NP, ma fu poi ripetuta in forze all’alba del 21 dopo due giorni di fuoco intensivo dal mare e da terra. In serata il Freccia e il Colleoni lasciarono la zona per arrivare a Codigoro.
Il 23 erano a Mezzogoro dove superarono ad Ariano il Po di Goro sul ponte ferroviario (con gli NP e il Barbarigo schierati a coprire la ritirata).
Con l’arrivo del Lupo (nel mentre Freccia e il Colleoni arrivarono poi a superare il Po di Levante a Bottrighe) era presente in zona l’intero primo gruppo da combattimento della divisione Decima.
Le truppe superarono l’Adige in direzione di Padova raggiunta il 28 aprile.
Il mattino successivo dopo una disperata assemblea (il gruppo era stato circondato) fu decisa la resa: il Freccia con gli altri reparti entrò a Padova inquadrati, con l’onore delle armi concesso da un reparto neozelandese.

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