Commemorazione dei Caduti Decima

In collaborazione con Ass. Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della R.S.I.

Delegazione provinciale di Genova

Oggi, in una bella giornata di fine estate, ci siamo ritrovati in tanti al Cimitero Comunale di  Vigoponzo, frazione di Dernice,  per l’annuale commemorazione dei Caduti della RSI , trucidati dai partigiani il 15 settembre 1944.

Una folta rappresentanza di “decumani” milanesi capeggiati dall’NP Xa MAS Bianchini Iwan ha aperto la sfilata delle bandiere che hanno visto le rappresentanze delle Associazioni d’arma di Milano, Genova, Savona, Piacenza, Tortona, Acqui, Forlì, Bologna,  Sarezzano, S. Olcese, Chiavari e Marina di Pietrasanta.

Dopo le note del silenzio militare in onore ai Caduti, è stata  letta la lettera del padre del Caduto Mentasti Cesare, che fu tra i primi a ricercare i resti del figlio  dopo un’anno dall’eccidio.

Essa (redatta negli anni ’50) tra l’altro riporta quanto segue:

Il 13 settembre 1944 partì con un drappello di 34 uomini in missione speciale per ordine del Comando una pattuglia così composta:

tenente Croner (della GNR) maresciallo Peter (forze armate tedesche) Guardiamarina Allori (ufficiale della Marina Militare Italiana) 18 marinai della Xa MAS – 13 militi della GNR .

L’ordine era di raggiungere Piacenza attraversando la zona partigiana, di conseguenza la necessita’ di partire in borghese onde non essere catturati dai partigiani della zona.

Non tutti i componenti erano armati.

La pattuglia lasciò Genova in camion alle ore 22 circa e raggiunse Pertuso e di qui proseguì a piedi attraverso i monti. Fino a questo punto le notizie avute sono precise in quanto ricostruite attraverso numerose informazioni avute dal comando stesso.Le informazioni successive sono state assunte dalla gente del posto per mezzo di indagini effettuate dai familiari dei componenti il reparto ed avute dal Parroco di Vigoponzo, deceduto  or sono due anni, e dal Sindaco del paese di Dernice.

Queste informazioni sono quindi incomplete e del tutto deduttive in quanto anche le persone interrogate si sono mostrate piuttosto restie a fornire particolari, ammesso che ne fossero a conoscenza.

Secondo queste informazioni i  fatti si sarebbero svolti nel modo seguente: Il giorno 14 successivo alla partenza, il drappello si incontrò con una formazione partigiana comunista. Non fu sparato un colpo da ambo le parti, in quanto la pattuglia si arrese cedendo le armi.

I militari in questione furono fatti prigionieri e portati in una trattoria di Dernice, paese sito nel  Comune di S. Sebastiano Curone (Prov. di Alessandria), dove trascorsero tutta la notte. Gli ufficiali e sottufficiali vennero tenuti separati dai militari stessi.

Durante la notte furono chiamati per un sommario interrogatorio individuale; da questo risultò che un solo soldato della GNR confessò sia le generalità che la loro appartenenza a formazioni della RSI e che in cambio delle informazioni avute gli sia stato concesso di passare nelle file partigiane , è probabile che questi abbia dato informazioni non corrispondenti alla verità, aggravando così la situazione dei prigionieri.

Le generalità di questa persona, chiamato nella zona “lo scampato” sono le seguenti:

CARLO MONTANARI –

Il mattino successivo i trenta militari (29 morituri più -“lo scampato”) furono portati fuori per essere condotti a detta dei partigiani in un campo di concentramento della zona, e percorrendo una stradicciola di campagna arrivarono in un bosco nei pressi di Vigoponzo frazione di Dernice.

Quivi giunti furono sciolti dal filo di ferro con il quale erano stati precedentemente legati, furono fatti spogliare, si ordinò loro di scavare le fosse e quindi condotti a cinque a cinque sull’orlo delle due fosse, fucilati.

Il racconto di questi fatti è da attribuirsi al Parroco di Vigoponzo, precisava anzi il sacerdote in questione, che chi lo aveva fatto chiamare era un comandante di unità partigiana il cui nome di battaglia era “BRUNO” (uno dei maggiori responsabili dell’eccidio), le cui  generalità sono:

RIVARA FRANCESCO

Appena il sacerdote giunse sul luogo, “Bruno” così esclamò facendogli osservare degli apparecchi inglesi che sorvolavano la zona:  Vede quegli apparecchi? Quelli vanno ad uccidere delle persone e noi dobbiamo ammazzare tutti questi.

Il Parroco capì solo allora il movente della chiamata e impressionato non gli rimase altro che dare la benedizione e quindi si allontanò in fretta perché non ebbe l’animo di assistere all’esecuzione, ma mentre si allontanava udì a riprese il crepitio delle raffiche.

E’ da precisare che gli ufficiali non seguirono la medesima sorte dei militari semplici. Questi furono trasferiti effettivamente in campo di concentramento e seguirono sorti differenti.

Il tenente Croner venne liberato il 6 gennaio 1945 e ritornò al suo reparto (dove fu destituito dal comando); il guardiamarina Allori fu portato in campo di concentramento e dopo un mese fu  fucilato nel paese di Bogli vicino ad Ottone; il maresciallo Peter riuscì a scappare mentre lo traducevano al campo di concentramento e (dall’aprile 1945) non ha più dato notizie ne è stato possibile rintracciarlo.

Alla riesumazione delle 29 salme, avvenuta l’8 novembre 1945, eseguita da alcuni familiari dei giustiziati, risultò che i corpi erano stati lasciati nell’identica posizione nella quale erano caduti nella fossa in seguito alle raffiche di mitra ed erano poi stati affrettatamente ricoperti con 20 cm di terra senza averne constatato il decesso e poiché si muovevano ancora, alcuni partigiani tornarono indietro e spararono a bruciapelo sulla fossa malamente ricoperta

Risultò ancora che quasi tutti i cadaveri conservavano la lingua fuori dalla bocca, ed uno di essi aveva addirittura il capo staccato dal corpo e così pure gli arti inferiori.

Persone del posto presenti alla riesumazione e che erano nella zona anche quando avvenne la fucilazione affermarono che uno dei giustiziati fu finito a percosse e seviziato duramente poiché aveva tentato di ribellarsi. Il tutto lascia presumere che anche sugli altri si sia infierito in maniera assai violenta prima della fucilazione.

La riesumazione venne fatta per il riconoscimento e per trasferire le salme al cimitero di Vigoponzo (da dove negli anni ’50 vennero trasferite nel Sacrario dei caduti della RSI nel Cimitero Monumentale di Staglieno in Genova).

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